BTP 2037: il titolo di Stato di lungo termine tra rendimento, rischi e prospettive
Il BTP 2037 è un Buono del Tesoro Poliennale emesso dallo Stato italiano che arriverà a scadenza nel 2037. Si tratta di un titolo obbligazionario a lungo termine attraverso cui il Tesoro raccoglie risorse finanziarie dai risparmiatori e dagli investitori istituzionali, impegnandosi a restituire il capitale alla scadenza e a corrispondere interessi periodici. Emesso originariamente nell’agosto 2005, questo bond offre una cedola fissa significativa e si è trovato al centro dell’attenzione di mercati e analisti, divenendo un indicatore della fiducia nelle finanze italiane sul lungo periodo. Negli anni ha vissuto fasi di forte oscillazione di prezzo e rendimento, riflettendo i mutamenti del contesto economico e delle politiche monetarie europee. In questo articolo esamineremo in dettaglio le caratteristiche del BTP 2037, il suo rendimento attuale e storico, la reazione dei mercati alle vicende economiche, il profilo di rischio, i confronti con altri titoli di Stato, il contesto macroeconomico di riferimento, la tipologia di investitori interessati, gli aspetti fiscali e le valutazioni delle agenzie di rating, per poi concludere con uno sguardo alle prospettive future.
Caratteristiche e scadenza del BTP 2037
Il BTP 2037 è un titolo di Stato a tasso fisso con data di rimborso fissata al 1º febbraio 2037. Presenta una cedola nominale annua del 4%, corrisposta in due pagamenti semestrali del 2% ciascuno. Ciò significa che chi detiene questo bond riceve interessi due volte l’anno fino alla scadenza. Il taglio minimo acquistabile è di 1.000 euro, come per la maggior parte dei titoli di Stato italiani. Alla data di emissione iniziale, nell’estate del 2005, il BTP 2037 fu collocato vicino alla pari (circa 101,3 il prezzo di emissione), riflettendo tassi d’interesse dell’epoca in linea con la cedola offerta. Da allora il titolo è stato negoziato sul mercato secondario e il suo prezzo è variato nel tempo in funzione dell’andamento dei tassi e del rischio percepito sull’Italia. Come tutti i BTP, anche il BTP 2037 garantisce il rimborso del valore nominale (100 per ogni 100 di valore facciale) a scadenza e offre un flusso di cedole costanti, elemento che lo rende uno strumento di reddito fisso. Va notato che esistono diverse emissioni di BTP con scadenza nel 2037: oltre a quello con cedola 4%, il Tesoro ha collocato ad esempio un BTP con cedola 0,95% (ISIN IT0005433195) in anni più recenti, destinato anch’esso a estinguersi nel marzo 2037. Tuttavia, quando si parla di “BTP 2037” in genere ci si riferisce al titolo con cedola 4% tondo, per la sua importanza e diffusione storica.
Rendimento attuale e storico del BTP 2037
Il rendimento di un’obbligazione di Stato come il BTP 2037 varia nel tempo in base al prezzo di mercato del titolo. Attualmente, il BTP 2037 offre un rendimento lordo intorno al 3,8% annuo (circa 3,3% netto per un investitore italiano medio), stime aggiornate ai primi di aprile 2025. Questo rendimento a scadenza è leggermente inferiore al tasso cedolare del 4%, in quanto il titolo quota leggermente sopra la pari sul mercato (intorno a 102% del valore nominale). A fine marzo 2024, ad esempio, il rendimento netto si attestava sul 3,30%, a fronte di una cedola netta del 3,50%, segnale di un prezzo sopra 100. In passato, il BTP 2037 ha visto oscillazioni significative del rendimento: durante gli anni di tassi d’interesse molto bassi (antecedenti al 2022), il suo prezzo è salito ben oltre la pari, comprimendo i rendimenti su livelli storicamente modesti. Basti pensare che nei periodi di politica monetaria espansiva pre-pandemia il rendimento dei BTP italiani di lunga durata era sceso attorno o sotto il 2%, con prezzi del BTP 2037 che si avvicinavano probabilmente a 130 centesimi. Questa fase di rendimenti storicamente bassi si è conclusa bruscamente nel 2022, quando l’impennata dell’inflazione e il cambio di rotta della Banca Centrale Europea (BCE) sui tassi hanno causato un forte rialzo dei rendimenti obbligazionari. Il BTP 2037 non ha fatto eccezione: nel passaggio da una politica monetaria ultra espansiva a una restrittiva tra il 2022 e il 2023, le sue quotazioni hanno subito una caduta verticale. In quel frangente, il prezzo del titolo è sceso fino a circa 90€ sul mercato secondario, livello che implica un rendimento lordo ben sopra il 4,5%. Questa discesa ha rappresentato il punto di massimo rendimento (e massima sfiducia) recente. Successivamente, nei primi mesi del 2023 il titolo ha tracciato quello che gli analisti definiscono un “triplo minimo”e ha iniziato una decisa risalita di prezzo con il graduale miglioramento del clima di mercato. Dalla fine di ottobre 2023 in poi si è assistito a un grande recupero: il BTP 2037 è risalito dai minimi in area 90€ fino a tornare sopra quota 100€, raggiungendo circa 105€ a fine 2024. Questo rally ha comportato una discesa dei rendimenti verso livelli attorno al 3,5% lordo, consolidatasi nel 2024. I dati odierni intorno al 3,8% indicano dunque una situazione intermedia: i rendimenti del BTP 2037 restano più alti rispetto al periodo pre-2022, ma si sono ridimensionati rispetto ai picchi toccati durante le turbolenze del 2022. L’andamento storico evidenzia come il BTP 2037 abbia attraversato cicli di mercato molto diversi: dal periodo di tassi zero con rendimenti risicati, al brusco rialzo collegato all’inflazione, fino alla normalizzazione attuale su valori di rendimento più in linea con le medie di lungo termine.
La reazione dei mercati finanziari
Le oscillazioni del BTP 2037 riflettono la reazione dei mercati finanziari alle varie fasi economiche e monetarie. In generale, quando aumentano i tassi di interesse di mercato, i titoli a lunga scadenza come il BTP 2037 tendono a perdere valore (prezzi in calo) perché le cedole fisse esistenti diventano meno appetibili rispetto ai nuovi tassi più alti. Questo fenomeno è apparso chiaramente nel 2022: di fronte ai rialzi decisi della BCE per contrastare l’inflazione, gli investitori hanno richiesto rendimenti sempre maggiori sui titoli di Stato, vendendo i bond a lunga durata e facendone scendere le quotazioni. Come detto, il BTP 2037 ha toccato il minimo di prezzo intorno a 90€ in quel periodo turbolento. È interessante notare che la cedola elevata del 4% ha fornito un certo sostegno al prezzo rispetto ad altri titoli similari con cedola inferiore: il confronto con un BTP con la stessa scadenza 2037 ma cedola dello 0,95% evidenzia che quest’ultimo è precipitato fino a circa 60€ di valore durante la crisi dei tassi, mentre il nostro BTP 4% è rimasto su livelli di prezzo ben più alti (attorno a 90€ nei momenti peggiori). In pratica, il flusso cedolare maggiore ha funzionato da paracadute parziale, attenuando la caduta dei prezzi quando i rendimenti di mercato salivano rapidamente. Questa dinamica ha confermato un principio noto: le obbligazioni a lunga scadenza soffrono maggiormente i rialzi dei tassi, ma una cedola consistente può mitigare in parte la volatilità. Con l’inizio del 2023, il clima sui mercati è gradualmente migliorato. La riduzione dell’inflazione dall’apice raggiunto e le aspettative che la BCE potesse rallentare i rialzi hanno riportato compratori sui titoli di Stato italiani di lungo termine. Il BTP 2037, come visto, ha messo a segno un recupero notevole di prezzo (oltre 15 punti) da fine 2023 a fine 2024. Anche notizie specifiche hanno inciso sulla fiducia del mercato: ad esempio, l’accordo di fine 2024 tra il governo italiano e la Commissione Europea su un percorso di aggiustamento di bilancio pluriennale ha contribuito a rasserenare gli investitori, riducendo lo spread tra BTP e Bund tedeschi ai minimi da fine 2021. In effetti, verso ottobre 2024 il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi a 10 anni si era ristretto attorno ai 116 punti base, segnale di un rinnovato ottimismo dei mercati sulla tenuta italiana. In sintesi, la reazione dei mercati al BTP 2037 è stata sensibile agli sviluppi macro: fasi di avversione al rischio e tassi in rialzo hanno penalizzato il titolo, mentre segnali di stabilità finanziaria e minore inflazione hanno portato a un riavvicinamento degli investitori, con conseguente calo dei rendimenti richiesti.
Profilo di rischio del BTP 2037
Investire nel BTP 2037 comporta un insieme di rischi finanziari da valutare attentamente, coerenti con la natura di un titolo di Stato a lunga scadenza. In primo luogo c’è il rischio di tasso di interesse: avendo una durata residua ancora superiore ai 10 anni, il BTP 2037 presenta una duration elevata (circa 9,5 anni in termini tecnici), il che significa che il suo prezzo è piuttosto sensibile alle variazioni dei tassi di mercato. Se in futuro i tassi di interesse nell’Eurozona dovessero salire oltre le aspettative, il valore di mercato del BTP 2037 ne risentirebbe negativamente in misura significativa. Questo rischio di mercato è intrinseco a tutti i bond a lunga scadenza: come evidenziato anche dagli esperti, in tempi di rapido rialzo dei rendimenti i titoli decennali e trentennali soffrono più dei titoli a breve. D’altro canto, in scenari di ribasso dei tassi il BTP 2037 vedrebbe aumentare il suo prezzo, offrendo potenziali plusvalenze a chi lo detiene. Accanto al rischio di tasso, vi è il rischio di credito sovrano legato all’emittente, cioè allo Stato italiano. L’Italia ha un debito pubblico molto elevato (oltre il 134% del PIL nel 2022) ed è il secondo Paese più indebitato dell’Eurozona in rapporto all’economia. Questo elevato livello di debito implica una vulnerabilità strutturale: qualora i conti pubblici peggiorassero o l’economia entrasse in crisi profonda, la capacità dello Stato di ripagare il debito potrebbe essere messa in dubbio dagli investitori, con un aumento del rischio percepito. Va sottolineato però che attualmente l’Italia gode di un rating investment grade: le principali agenzie di rating internazionali classificano il debito italiano al livello BBB/Baa3, indicando un merito creditizio medio-basso ma ancora all’interno della categoria degli emittenti affidabili. Inoltre, l’appartenenza dell’Italia all’area euro offre alcune garanzie indirette: la BCE ha dimostrato in passato di essere pronta a intervenire (attraverso programmi di acquisto titoli e strumenti anti-frammentazione) per evitare crisi dei debiti sovrani all’interno dell’euro, a patto che i Paesi rispettino le regole di bilancio. Questo contesto ha finora scongiurato scenari di insolvenza e fa sì che il rischio di default percepito sull’Italia resti contenuto, sebbene non azzerato. Un ulteriore elemento di rischio da considerare sul BTP 2037 è l’inflazione: trattandosi di un titolo a tasso fisso, un’inflazione elevata erode il potere d’acquisto delle cedole e del capitale rimborsato. Se nei prossimi anni l’inflazione dovesse mantenersi persistentemente sopra il target della BCE (2%), i detentori del BTP 2037 vedrebbero diminuire il rendimento reale (ossia al netto dell’aumento dei prezzi). In sintesi, il profilo di rischio del BTP 2037 combina l’esposizione ai movimenti dei tassi (volatilità di mercato), al merito creditizio dello Stato italiano e al rischio di inflazione. Tuttavia, il premio al rischio incorporato nel suo rendimento – superiore a quello dei titoli di Stato di Paesi più solidi – rappresenta la compensazione per questi fattori di rischio, come vedremo nel confronto con altri titoli.
Confronti con altri titoli di Stato
Per contestualizzare il BTP 2037, è utile paragonarlo sia ad altri titoli di Stato italiani di diverse scadenze sia ai bond governativi di Paesi esteri. Sul fronte interno, il rendimento del BTP 2037 risulta leggermente più elevato rispetto a quello di un BTP con scadenza più ravvicinata. Ad esempio, un nuovo BTP con durata 8 anni (scadenza 2033) offriva recentemente un rendimento lordo di circa 3,5%, mentre il BTP 2037 (12 anni circa alla scadenza) si colloca come detto intorno al 3,8% lordo. Questa differenza moderata indica una curva dei rendimenti relativamente piatta: gli investitori richiedono solo un premio leggermente maggiore per vincolare il capitale quattro anni in più, segno che non si attendono un grosso deterioramento aggiuntivo del rischio Italia nel lungo termine rispetto al medio termine. Se confrontiamo il BTP 2037 con i titoli tedeschi (Bund) di analoga scadenza, emerge il classico spread di rendimento che remunera il diverso rischio Paese: i titoli tedeschi, considerati tra i più sicuri, offrono rendimenti assai più bassi. Nell’ultimo periodo il differenziale tra il rendimento del BTP decennale italiano e il Bund tedesco equivalente si è aggirato attorno a 1,1-1,2 punti percentuali (110-120 “basis point”). Ciò implica che un ipotetico Bund con scadenza 2037 renderebbe circa 2,5-2,7%, contro il ~3,8% del BTP 2037. Questo confronto internazionale evidenzia come i titoli italiani, pur essendo denominati in euro e quindi privi di rischio di cambio per gli investitori dell’area euro, incorporino un premio al rischio legato alle finanze pubbliche nazionali. Rispetto ad altri Paesi dell’Europa meridionale, l’Italia paga uno spread leggermente superiore a Spagna o Portogallo (i cui rating sono un po’ più alti), ma nettamente inferiore a Grecia (che è ancora classificata “non investment grade” e offre rendimenti maggiori). Ad esempio, i rendimenti italiani hanno superato persino quelli greci in alcuni frangenti recenti, complice l’enorme stock di debito dell’Italia che preoccupa i mercati. Confrontando il BTP 2037 con altri strumenti del Tesoro italiano, troviamo approcci differenti: da un lato i BTP indicizzati all’inflazione (BTP€i) proteggono dall’aumento dei prezzi ma partono da cedole molto basse; dall’altro i nuovi titoli come BTP Green o BTP Futura (destinati al retail) hanno caratteristiche particolari – ad esempio cedole crescenti nel tempo o incentivi fedeltà – che li rendono difficilmente paragonabili in modo diretto al BTP tradizionale se non per la scadenza finale. In termini di rischio-rendimento puro, il BTP 2037 rimane un benchmark tra i titoli a tasso fisso di lunga durata: offre un interesse annuo stabile più alto dei titoli a breve e dei pari grado tedeschi, in cambio di una minore liquidità rispetto ai titoli benchmark decennali e di una maggiore esposizione al rischio Italia di lungo periodo.
Contesto economico italiano ed europeo
L’andamento e l’attrattività del BTP 2037 vanno interpretati alla luce del contesto economico italiano ed europeo degli ultimi anni. Lo Stato italiano, emittente del bond, ha affrontato sfide fiscali importanti: il debito pubblico ha superato i 2.750 miliardi di euro, raggiungendo il 134,8% del PIL nel 2022, complice anche gli ingenti interventi durante la pandemia. Nel 2023 il deficit di bilancio è stato pari al 7,2% del PIL, il più alto dell’Eurozona, spingendo la Commissione Europea ad aprire una procedura di sorveglianza sui conti italiani. Questo quadro ha contribuito alle tensioni sui titoli di Stato osservate nel 2022, quando gli investitori internazionali temevano un deterioramento della sostenibilità del debito. Tuttavia, a partire dal 2023 e ancor più nel 2024, si sono registrati segnali di miglioramento: il governo italiano ha adottato misure per ridurre gradualmente il disavanzo e ha concordato con l’UE un piano di rientro che prevede di riportare il deficit sotto la soglia del 3% entro il 2026. A ottobre 2024 la Legge di Bilancio 2025 è stata presentata con questa impostazione rigorosa, rassicurando in parte i mercati. Fitch Ratings, una delle principali agenzie di rating, ha evidenziato che “la credibilità fiscale dell’Italia è aumentata” e che la manovra 2025 conferma l’impegno del governo al rispetto delle regole UE. Nel medesimo periodo l’economia italiana ha mostrato una crescita modesta ma positiva (circa +0,7% il PIL nel 2024 secondo Fitch), evitando la recessione nonostante l’aumento dei costi finanziari. Sul fronte europeo, l’inflazione che aveva superato il 10% in Italia nel 2022 si è gradualmente raffreddata nel 2023 pur restando sopra il target, consentendo alla BCE di rallentare il ritmo dei rialzi dopo aver portato i tassi ufficiali dal livello zero fino a oltre il 4%. Il drastico cambio di politica monetaria, come visto, ha avuto effetti diretti sui BTP: durante la fase “easy” pre-2022 ha tenuto artificialmente bassi i rendimenti (anche del BTP 2037), mentre la stretta successiva ha scosso il mercato obbligazionario. Entrando nel 2025, l’Eurozona si trova in una fase di politica monetaria restrittiva ma probabilmente vicina al suo apice, e gli investitori iniziano a prezzare eventuali futuri tagli dei tassi qualora l’inflazione continui a calare. Ciò ha contribuito alla stabilizzazione dei rendimenti sui titoli di Stato. Inoltre, a livello europeo permane il sostegno implicito al debito dei Paesi membri: i programmi di acquisto della BCE (APP e PEPP) hanno ridotto il ritmo, ma l’Eurosistema detiene una quota significativa del debito italiano accumulata negli anni precedenti, fungendo da investitore stabile. L’ambiente economico italiano resta comunque caratterizzato da alcune criticità (alto debito, crescita strutturale bassa, necessità di riforme) ma anche da opportunità, come i fondi europei del Piano Next Generation EU che, se ben utilizzati, potrebbero stimolare investimenti e crescita. In questo contesto misto, il BTP 2037 assume il ruolo di cartina di tornasole: il suo rendimento sintetizza la visione a lungo termine che i mercati hanno sull’Italia. Finora, grazie a un mix di correzione fiscale e stabilità politica interna, quella visione nel 2024-2025 è migliorata rispetto al periodo più teso del 2022, come dimostra la riduzione dello spread e il ritorno di forti acquisti esteri sul debito italiano. Resta inteso che ogni mutamento nel contesto (ad esempio deviazioni dal percorso di risanamento di bilancio, shock economici europei, oppure al contrario riforme strutturali efficaci) si rifletterà prontamente sul prezzo e sul rendimento del BTP 2037, strumento strettamente collegato allo scenario macro di medio-lungo termine.
Target di investitori e mercato di riferimento
Chi sono gli investitori tipici del BTP 2037? Dato il lungo orizzonte temporale e l’elevata durata finanziaria, questo titolo di Stato interessa sia operatori istituzionali sia investitori individuali con ottica di lungo periodo. In passato, una larga fetta dei BTP era tradizionalmente assorbita dagli investitori domestici italiani: banche, assicurazioni, fondi e risparmiatori privati patriottici. Negli ultimi anni lo scenario si è evoluto. Gli investitori esteri hanno accresciuto il proprio ruolo, attratti dai rendimenti relativamente elevati e dalle recenti migliori prospettive fiscali dell’Italia. A novembre 2024, i non residenti detenevano circa il 31% del debito pubblico italiano, in aumento dal 27,7% di un anno prima e ai massimi dall’introduzione dell’euro. Questo dato indica una rinnovata fiducia internazionale verso i titoli italiani come il BTP 2037, favorita anche dalla stabilità politica sotto il governo in carica e dall’andamento più virtuoso dei conti pubblici. Parallelamente, resta fondamentale il contributo dei piccoli risparmiatori italiani: tramite emissioni dedicate (come i recenti BTP Futura, BTP Valore e BTP “Più”), la quota di debito detenuta dalle famiglie italiane è salita a quasi il 15% a fine 2024 (dal 13,5% del 2023). In particolare, il debutto del BTP Più nel febbraio 2025 – pensato esplicitamente per i piccoli investitori con cedole step-up e possibilità di rimborso anticipato – ha raccolto quasi 15 miliardi di euro, segno di un forte appetito retail per i titoli di Stato quando le condizioni sono favorevoli. Il BTP 2037 tradizionale, pur non avendo le caratteristiche speciali di quei collocamenti retail, può comunque trovarsi nei portafogli delle famiglie attraverso i canali normali (acquisti sul mercato o in asta), soprattutto di quelle interessate a un flusso cedolare sicuro nel tempo. Le istituzioni finanziarie italiane (banche e assicurazioni) restano anch’esse tra i principali acquirenti di BTP a lunga scadenza, spesso per motivi regolamentari o gestionali: ad esempio, le assicurazioni vita comprano BTP 2037 per abbinarli alle proprie passività di lungo termine, beneficiando del rendimento certo sul lungo periodo. Le banche italiane hanno incrementato gli acquisti di titoli di Stato negli anni recenti, anche per compensare la minore partecipazione della BCE dopo la fine del quantitative easing. In definitiva, il target di investitori del BTP 2037 è ampio e diversificato: dai fondi d’investimento internazionali in cerca di rendimenti più alti nell’area euro, alle istituzioni domestiche che lo utilizzano per esigenze di portafoglio, fino ai risparmiatori individuali che desiderano mettere parte dei propri risparmi in un titolo relativamente sicuro e con un ritorno stabile. Questa pluralità di soggetti contribuisce alla liquidità del BTP 2037 sul mercato secondario e alla capacità dell’Italia di collocare importi significativi anche sulle scadenze lunghe.
Implicazioni fiscali per gli investitori
Uno degli aspetti che rendono appetibili i titoli di Stato italiani, incluso il BTP 2037, è il regime di tassazione agevolata a cui sono soggetti. In Italia, infatti, gli interessi (cedole) e gli eventuali guadagni in conto capitale derivanti dai BTP godono di un’aliquota fiscale ridotta al 12,5% per le persone fisiche. Questo trattamento è assai più favorevole rispetto all’aliquota standard del 26% che si applica ai redditi di capitale generati dalla maggior parte degli investimenti finanziari (come azioni, obbligazioni corporate, fondi, etc.). L’imposta sui proventi dei BTP viene generalmente trattenuta alla fonte dall’intermediario (banca o società di gestione titoli) in regime di risparmio amministrato, semplificando gli adempimenti per il risparmiatore. Oltre all’agevolazione sulle cedole e plusvalenze, i titoli di Stato italiani beneficiano anche dell’esenzione dalle imposte di successione: in caso di decesso dell’intestatario, i BTP non scontano imposte ereditarie, un incentivo ulteriore riconosciuto dal legislatore per favorire il finanziamento pubblico. Questo significa che il patrimonio investito in BTP può essere trasmesso agli eredi senza erosioni fiscali aggiuntive (nei limiti delle norme vigenti). Un aspetto fiscale peculiare riguarda poi la compensazione delle perdite e dei guadagni: se un investitore acquista il BTP 2037 a un prezzo inferiore a 100 (sotto la pari) e lo porta a rimborso, realizzerà una plusvalenza tassata al 12,5%; viceversa, acquistandolo sopra la pari e tenendolo fino a scadenza si avrebbe una minusvalenza (perché il rimborso è a 100) che può essere usata in compensazione di altre plusvalenze finanziarie. Dal punto di vista del fisco italiano, le minusvalenze su titoli di Stato generano un “credito d’imposta” che può essere utilizzato entro un certo periodo per abbattere tasse su altri redditi finanziari. In pratica, il regime fiscale sui BTP è pensato per risultare vantaggioso e promuoverne la diffusione tra i risparmiatori: aliquota leggera, esenzione successoria e strumenti di compensazione delle perdite rendono il BTP 2037 (come gli altri titoli di Stato) un investimento fiscalmente efficiente. Questo trattamento di favore ha radici storiche (introdotto negli anni ‘80) ed è giustificato dal fatto che i BTP finanziano direttamente lo Stato: incentivare la domanda domestica riduce la dipendenza dai mercati esteri e contiene i costi di emissione. Per l’investitore privato, è importante tener conto di questi aspetti fiscali nel valutare il rendimento netto effettivo del BTP 2037 rispetto ad altre opportunità: un lordo del 4% sul BTP si traduce in circa 3,5% netto, mentre un titolo corporate che rendesse il 4% lordo lascerebbe solo il 2,96% netto dopo il 26% di imposte. La differenza è notevole e va a compensare in parte il differente profilo di rischio.
Modalità di acquisto e mercato secondario
Acquistare il BTP 2037 è un’operazione relativamente semplice, alla portata sia di investitori istituzionali sia di risparmiatori individuali. Le modalità di acquisto dei titoli di Stato italiani prevedono due canali principali: l’asta sul mercato primario e il mercato secondario. I BTP vengono periodicamente offerti in asta dal Dipartimento del Tesoro; in queste aste possono partecipare le banche e gli intermediari autorizzati, ma anche i privati cittadini in maniera indiretta. In pratica, il risparmiatore che voglia sottoscrivere il BTP 2037 in emissione può prenotarlo tramite la propria banca (o posta) nei giorni precedenti l’asta, specificando l’importo nominale desiderato, con un minimo di 1.000 euro. All’asta, il titolo viene aggiudicato di solito con il meccanismo della domanda competitiva: vengono soddisfatte tutte le richieste al prezzo marginale d’asta (o prezzi differenti se l’asta è a rendimento). Per l’investitore retail questo processo è trasparente, poiché la banca comunica semplicemente il prezzo medio ponderato di aggiudicazione. Un vantaggio è che sul mercato primario non sono previste commissioni di acquisto sui BTP (ad eccezione dei BoT che hanno commissioni massime fissate per decreto). Dunque sottoscrivere il BTP 2037 in asta significa pagare solo il prezzo del titolo senza costi aggiuntivi (al netto di eventuali fee applicate dalla propria banca per il servizio, generalmente nulle o minime). In alternativa all’asta, è possibile acquistare (o vendere) il BTP 2037 in ogni momento sul mercato secondario, in particolare sul MOT (Mercato Telematico delle Obbligazioni) di Borsa Italiana, dove i titoli di Stato italiani sono quotati e scambiati dopo l’emissione. Sul MOT, la negoziazione avviene in modo simile a quella di un’azione: vi è un’asta di apertura che determina il prezzo d’inizio giornata e poi una fase di negoziazione continua in cui gli ordini di acquisto e vendita si incontrano. L’investitore privato può operare sul secondario tramite home banking abilitato al trading online, oppure dando disposizioni alla propria banca o intermediario. Anche presso gli uffici postali, per chi detiene un conto BancoPosta, è possibile negoziare titoli di Stato. Il taglio minimo è sempre 1.000 euro e ogni ordine immesso viene eseguito al meglio delle condizioni di mercato. Acquistare sul mercato secondario comporta di norma il pagamento di una piccola commissione di trading alla propria banca (secondo il suo tariffario) e lo spread denaro-lettera sul prezzo. È utile ricordare che i BTP sono strumenti liquidi: volumi elevati vengono scambiati quotidianamente e il BTP 2037 non fa eccezione, il che garantisce la possibilità per l’investitore di smobilizzare l’investimento prima della scadenza, vendendo il titolo al prezzo di mercato corrente. Naturalmente, vendere prima del 2037 espone al rischio di prezzo: si potrebbe incassare di più del nominale (se i tassi scendono, come nel 2024) oppure di meno (se i tassi salgono rispetto al momento dell’acquisto). Per i risparmiatori meno avvezzi al fai-da-te, resta sempre la possibilità di rivolgersi al proprio consulente finanziario o sportello bancario per effettuare l’operazione di acquisto del BTP 2037. Ma in generale, il processo di acquisto dei titoli di Stato italiani è stato reso molto accessibile e trasparente: il Tesoro privilegia il collocamento tramite aste pubbliche proprio per garantire ampia partecipazione e competizione, e negli ultimi anni ha introdotto collocamenti dedicati al retail (come il BTP Italia, Futura, Valore, Più) collocati alla pari e senza commissioni sul MOT, a dimostrazione della volontà di includere il più possibile i risparmiatori individuali nel finanziamento dello Stato.
Valutazioni delle agenzie di rating e analisi degli esperti finanziari
Il BTP 2037, in quanto espressione del debito sovrano italiano di lungo periodo, è costantemente monitorato dalle agenzie di rating e dagli analisti finanziari internazionali. Attualmente tutte e tre le principali agenzie (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch) assegnano all’Italia un rating nella fascia medio-bassa ma ancora investment grade. S&P Global valuta l’Italia BBB (outlook stabile), mentre Moody’s esprime un giudizio Baa3 (stabile) – equivalenti al gradino più basso dell’investment grade. Fitch Ratings attribuisce anch’essa BBB e di recente ha migliorato l’outlook da stabile a positivo. Questo significa che, se le tendenze positive perdurassero, Fitch potrebbe in futuro alzare il rating dell’Italia. L’agenzia ha motivato la revisione dell’outlook citando “i recenti miglioramenti nella performance fiscale” dell’Italia e l’impegno del governo al rispetto delle regole di bilancio europee. In concreto, Fitch ha riconosciuto i progressi nel ridurre il deficit e nel concordare con Bruxelles un percorso di rientro, elementi che rafforzano la credibilità finanziaria del Paese. La conferma del rating BBB da parte di Fitch e S&P indica che il BTP 2037 rientra in una categoria considerata a rischio moderato: non privo di rischi, ma neppure speculativo. Un downgrade al di sotto di BBB-/Baa3 porterebbe l’Italia in territorio “non investment grade” (cosiddetto junk), scenario che finora è stato evitato e che il governo punta scongiurare perseguendo politiche fiscali prudenti. Anche le altre agenzie come DBRS Morningstar e Scope Ratings offrono valutazioni simili, collocando l’Italia in fascia medio-alta BBB.
Oltre ai rating formali, importanti sono le analisi dei principali enti finanziari e banche d’investimento riguardo ai titoli di Stato italiani. Gli esperti seguono con attenzione l’evoluzione dello spread BTP-Bund, utilizzandolo come termometro del rischio Italia. Nel 2023-2024 diversi analisti hanno segnalato che, grazie ai miglioramenti sul fronte politico e fiscale, il premio per il rischio richiesto dagli investitori sui BTP (in termini di spread) si è ridotto, pur restando non trascurabile. Alcuni osservatori fanno notare che, a certi livelli di prezzo, il rapporto rendimento/rischio del BTP 2037 non appare particolarmente vantaggioso rispetto ad altri governativi similari: ad esempio, analisti di Segreti Bancari evidenziavano come lo spread di rendimento offerto dal BTP 2037 rispetto a bond di Paesi europei comparabili fosse contenuto, suggerendo che il mercato prezza già gran parte del rischio e che non vi siano “pasti gratis”. Ciò riflette la fiducia che l’Italia non andrà in default, bilanciata però dalla consapevolezza che un debito così elevato impone un rendimento un po’ più alto a compensazione. Le principali banche internazionali hanno in genere mantenuto esposizioni moderate sull’Italia, apprezzando il carry trade (ovvero l’incasso di cedole superiori ai costi di finanziamento) ma diversificando i rischi. Ad esempio, gli analisti di UniCredit stimano un contributo ancora significativo delle famiglie italiane nel finanziare il debito nel 2025 (circa 50 miliardi di euro netti) sebbene in calo rispetto al boom del 2023, segno che anche gli strategisti guardano alla tenuta della domanda interna come fattore chiave. D’altro canto, esperti come quelli di Commerzbank hanno avvertito che, dopo gli ingenti acquisti retail degli ultimi anni, lo spazio per ulteriori sottoscrizioni da parte dei risparmiatori potrebbe ridursi, rendendo l’Italia più dipendente dai capitali esteri. Proprio sugli investitori esteri si concentrano alcune analisi recenti: Annalisa Piazza, analista di MFS Investment Management, ha dichiarato a Reuters di aspettarsi un “consolidamento della quota estera” nel possesso di BTP in futuro, notando che il risanamento dei conti pubblici potrebbe addirittura portare a un upgrade del rating sovrano italiano e quindi attirare ulteriormente gli stranieri. Questa visione positiva suggerisce che una gestione oculata del bilancio potrebbe premiare l’Italia con un miglioramento del giudizio di credito – eventualità che gioverebbe molto al BTP 2037, facendo probabilmente calare ancora i suoi rendimenti. In sintesi, il consenso degli esperti finanziari dipinge un quadro nel quale il BTP 2037 è considerato un investimento con un rischio moderato e ben compensato dal rendimento, a patto che l’Italia continui sul percorso di disciplina fiscale. Le agenzie di rating attestano la stabilità raggiunta (con Fitch che intravede prospettive di ulteriore miglioramento), mentre gli analisti monitorano fattori come il mix di investitori e lo scenario macro per valutare l’equilibrio rischio-rendimento del titolo.
Prospettive per il BTP 2037
Guardando al futuro, il BTP 2037 continuerà a svolgere un ruolo di primo piano come termometro della fiducia dei mercati nell’Italia e come strumento di investimento per chi cerca rendimento nel lungo periodo. Le prospettive del titolo sono strettamente legate all’evoluzione del contesto economico e finanziario. Sul fronte interno, molto dipenderà dalla capacità del Paese di mantenere gli impegni di riduzione del deficit e stabilizzazione del debito. Se il governo proseguirà con politiche fiscali prudenti e riforme pro-crescita, è plausibile attendersi un ulteriore rafforzamento della posizione italiana agli occhi degli investitori. Questo potrebbe tradursi in una graduale riduzione dei rendimenti richiesti sul BTP 2037, quindi in un apprezzamento delle quotazioni, soprattutto se i tassi di interesse europei dovessero aver raggiunto il picco del ciclo. L’outlook positivo assegnato da Fitch suggerisce proprio questa possibilità: un miglioramento del rating sovrano (ad esempio a BBB+) farebbe entrare l’Italia in una fascia di merito creditizio più alta, potenzialmente ampliando la platea di investitori istituzionali disposti ad acquistare BTP (alcuni grandi fondi globali hanno limiti a investire in rating BBB o inferiori). Anche altri fattori potrebbero influire sulle prospettive del BTP 2037. A livello europeo, la discussione sulle nuove regole di governance fiscale (il cosiddetto Patto di Stabilità 2.0) e l’eventuale istituzione di strumenti comuni (come i eurobond o un fondo europeo per il debito) potrebbero cambiare la percezione del rischio dei titoli dei singoli Paesi. Per ora, ogni BTP resta interamente a carico dello Stato italiano, ma una maggiore integrazione finanziaria in UE sarebbe un ulteriore elemento di supporto. D’altro canto, rischi al ribasso non mancano: un eventuale nuovo shock recessivo, un riacuirsi dell’inflazione o tensioni politiche interne potrebbero far risalire lo spread e i rendimenti del BTP 2037. Ad esempio, se l’inflazione dovesse sorprendere al rialzo e costringere la BCE a nuovi rialzi dei tassi oltre il previsto, i titoli a lunga scadenza come il BTP 2037 vedrebbero probabilmente scendere i prezzi. Allo stesso modo, deviazioni dal percorso di disciplina fiscale (ad esempio disavanzi oltre i target concordati) potrebbero incrinare la fiducia guadagnata, riportando pressioni al rialzo sui rendimenti. Gli investitori valuteranno anche l’utilizzo efficace dei fondi del PNRR (Piano di Ripresa e Resilienza): una crescita economica più robusta grazie alle riforme finanziate dall’Europa migliorerebbe i fondamentali italiani e quindi la forza del debito pubblico. In conclusione, il BTP 2037 oggi offre un quadro di relativa stabilità: un rendimento attorno al 4% lordo, sostenuto da un’Italia che ha mostrato progressi fiscali, con mercati fiduciosi ma ancora vigili. Le performance degli ultimi anni hanno dimostrato che il titolo può attraversare turbolenze significative, ma anche recuperare valore con il ripristinarsi di condizioni favorevoli. Per gli investitori, rimane un asset interessante per diversificare e ottenere flussi cedolari certi, consapevoli però che il suo destino è intrecciato a doppio filo con quello del Paese. Continuare a seguire attentamente gli indicatori economici, le mosse della BCE e i giudizi degli esperti sarà fondamentale per capire come evolverà il BTP 2037 nel prosieguo del suo lungo viaggio verso la scadenza.
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