NVIDIA: l’ascesa di un gigante e l’enigma delle valutazioni di mercato
Nel panorama finanziario contemporaneo, il valore di un titolo azionario è spesso discusso e misurato attraverso una serie di metodi tradizionali, come il rapporto prezzo/utili (P/E ratio) e il Cyclically Adjusted Price Earnings (CAPE) sviluppato da Robert Shiller. Tuttavia, il caso di NVIDIA dimostra come le valutazioni tradizionali possano non essere sufficienti per comprendere le dinamiche di un’azienda innovativa e volatile. L’evoluzione del mercato azionario e l’introduzione di nuove metodologie richiedono una riflessione più approfondita sulla validità e sull’affidabilità di questi strumenti di analisi.
Il P/E ratio: uno strumento utile ma limitato
Il rapporto prezzo/utili, o P/E ratio, è uno degli indicatori più usati per valutare le azioni di una società. Si tratta di una misura che mostra quanto gli investitori sono disposti a pagare per ogni dollaro di utile generato da un’azienda. In teoria, un P/E ratio elevato indica una sopravvalutazione delle azioni rispetto agli utili, mentre un P/E basso suggerisce il contrario.
Nel caso di NVIDIA, tra maggio e settembre del 2023, il P/E ratio ha superato quota 200x. Questo dato ha sollevato preoccupazioni riguardo alla possibilità che le azioni dell’azienda fossero sopravvalutate. Tuttavia, il P/E ratio presenta diverse limitazioni. La principale di queste è che si basa sugli utili passati, che potrebbero non riflettere correttamente le prospettive future di un’azienda in rapida evoluzione come NVIDIA. In altre parole, il P/E ratio è statico, mentre il valore di un’azienda innovativa dipende anche dalle aspettative di crescita, che sono in continua evoluzione. Questo significa che, sebbene gli utili di NVIDIA siano raddoppiati, le aspettative degli investitori potrebbero essere così elevate da rendere il P/E ratio un indicatore ingannevole.
Limiti del P/E ratio
Il P/E ratio ha il difetto di non essere adattabile alle condizioni di mercato in rapido cambiamento. In un contesto di alta innovazione tecnologica, come quello in cui si inserisce NVIDIA, l’utilizzo di questo indicatore da solo non è sufficiente per valutare correttamente il titolo. Infatti, il P/E ratio non tiene conto di variabili cruciali come le aspettative future, i flussi di cassa a lungo termine o la capacità di innovare dell’azienda. Ciò implica che una valutazione basata solo su questo indicatore può risultare riduttiva, soprattutto per le aziende che operano in settori ad alta crescita.
Il CAPE di Shiller: una visione a lungo termine
Per superare i limiti del P/E ratio, alcuni economisti, tra cui Robert Shiller, hanno sviluppato il Cyclically Adjusted Price Earnings ratio (CAPE). Questo indicatore si differenzia dal P/E ratio perché calcola il rapporto prezzo/utili utilizzando la media degli utili degli ultimi dieci anni, al fine di eliminare la variabilità legata alle fluttuazioni cicliche dell’economia. In questo modo, il CAPE fornisce una visione più stabile e a lungo termine della valutazione di un titolo.
Il CAPE è particolarmente utile per valutare gli indici di mercato e identificare momenti di sopravvalutazione o sottovalutazione. Tuttavia, anche questo strumento non è esente da critiche. Il CAPE è molto utile in scenari estremi, come nelle bolle speculative, ma perde di efficacia in contesti di mercato più normali, dove le valutazioni non sono particolarmente alte o basse. Inoltre, il valore medio del CAPE è cambiato nel tempo. Negli anni ’50, il CAPE era intorno a 15, mentre oggi si attesta su valori superiori a 20. Questo mutamento riflette un cambiamento strutturale nei mercati finanziari, che ora rispondono a dinamiche più complesse, influenzate da tassi di interesse più bassi e politiche monetarie espansive.
Il cambiamento del CAPE nel tempo
Il cambiamento del CAPE nel tempo solleva interrogativi sull’affidabilità di questo indicatore. Se in passato il CAPE di 15 rappresentava una valutazione equilibrata, oggi un CAPE di 20 potrebbe sembrare ragionevole, data l’evoluzione delle condizioni macroeconomiche. In un contesto di tassi di interesse bassi e politiche monetarie espansive, le valutazioni potrebbero essere inevitabilmente più elevate. Questo rende il CAPE meno utile come strumento di previsione in un periodo di tassi di interesse bassi, in quanto i ritorni sugli investimenti potrebbero essere influenzati più dalla liquidità disponibile che dalla valutazione tradizionale delle azioni.
La nuova era delle valutazioni di mercato
Negli ultimi decenni, i mercati azionari hanno raramente mostrato valutazioni inferiori alla media storica. Questo fenomeno è diventato ancora più evidente dopo il 2010, quando l’indice S&P 500 ha continuato a generare rendimenti annuali medi del 14%, nonostante i segnali di una sopravvalutazione persistente del mercato. La causa di questa dinamica va ricercata in una serie di fattori, tra cui la politica monetaria espansiva e l’introduzione di nuove tecnologie che hanno rivoluzionato diversi settori economici.
Un altro fattore determinante è stato il contesto di tassi di interesse bassi che ha reso meno rilevante il confronto con le valutazioni storiche. Mentre una volta le valutazioni più elevate venivano considerate segno di eccessiva speculazione, oggi i mercati sembrano accettare multipli più alti come una condizione normale, se non necessaria, per ottenere rendimenti significativi.
Il ruolo dei tassi di interesse bassi
I tassi di interesse bassi giocano un ruolo cruciale in questa nuova realtà dei mercati finanziari. In un ambiente in cui il costo del denaro è contenuto, gli investitori sono più disposti a pagare prezzi più elevati per le azioni. Questo accade perché le alternative di investimento, come i titoli di stato, non offrono rendimenti appetibili. Di conseguenza, l’investimento azionario diventa più attraente, anche a fronte di valutazioni superiori alla media storica. In sostanza, i tassi di interesse bassi hanno spinto gli investitori a cercare rendimenti più elevati, accettando multipli più alti rispetto al passato.
L’effetto della standardizzazione degli indicatori
Con l’adozione sempre più diffusa di determinati indicatori finanziari, come il CAPE e il P/E ratio, gli investitori si trovano di fronte a un fenomeno interessante: la standardizzazione degli strumenti di valutazione. Quando un indicatore diventa di uso comune, la sua efficacia come strumento predittivo diminuisce, poiché le informazioni che esso fornisce sono ormai accessibili a tutti. Questo porta gli investitori a cercare costantemente nuovi strumenti per ottenere un vantaggio competitivo, ma il rischio è che la ricerca di nuovi metodi possa risultare inefficace se i dati sono già pubblici e facilmente accessibili.
La perdita di vantaggio competitivo
La standardizzazione dei metodi di valutazione ha un impatto diretto sul vantaggio competitivo degli investitori. In passato, un indicatore come il CAPE era considerato un vantaggio rispetto ad altri strumenti di analisi. Oggi, tuttavia, l’adozione diffusa di questi strumenti ha ridotto la capacità degli investitori di ottenere vantaggi informativi attraverso l’uso di metodi tradizionali. In altre parole, la corsa all’innovazione nel campo degli strumenti di analisi potrebbe non essere più sufficiente a garantire rendimenti superiori se le informazioni sono ormai a disposizione di tutti.
Un nuovo paradigma di investimento
Nel contesto attuale, gli investitori sembrano disposti a pagare prezzi più elevati per azioni che in passato sarebbero state considerate sopravvalutate. Questo cambiamento è legato alla maggiore accessibilità dei mercati e alla diversificazione economica globale. Investire è diventato più facile e meno costoso grazie alla diffusione delle piattaforme di trading online e alla maggiore disponibilità di informazioni. Questi cambiamenti hanno ridotto l’importanza dei confronti con le valutazioni storiche, poiché il mercato di oggi è molto diverso da quello del passato.
L’influenza della globalizzazione
La globalizzazione ha avuto un impatto significativo sul modo in cui gli investitori valutano i titoli azionari. Le aziende, come NVIDIA, operano su scala globale, con mercati in rapida espansione che offrono opportunità di crescita senza precedenti. Le valutazioni tradizionali non sono più sufficienti per riflettere appieno il potenziale di crescita di un’azienda in un contesto globale. Gli investitori moderni sembrano accettare valutazioni più alte, riconoscendo che le aspettative future, la liquidità e l’accesso ai mercati internazionali sono fattori chiave nella determinazione del valore di un titolo.
I mercati sfidano la logica tradizionale
I mercati azionari degli ultimi vent’anni hanno dimostrato quanto sia difficile prevedere il loro comportamento. Eventi imprevedibili come la pandemia, le politiche monetarie straordinarie e le innovazioni tecnologiche hanno messo in discussione la validità dei metodi tradizionali di valutazione. Questo ha portato gli investitori a rivedere le proprie strategie e a considerare nuovi approcci, che vadano oltre i semplici numeri e le metriche tradizionali.
Un approccio olistico alla valutazione
La valutazione delle azioni oggi richiede un approccio più olistico, che consideri non solo gli indicatori finanziari tradizionali, ma anche altri fattori come l’innovazione tecnologica, la gestione del rischio e l’influenza delle politiche monetarie. Questo approccio è particolarmente rilevante per titoli come NVIDIA, che operano in settori altamente dinamici e innovativi. Gli investitori devono essere pronti a interpretare i dati con una visione più ampia, riconoscendo che le dinamiche di mercato sono in continua evoluzione.
La complessità del mercato moderno
Il mercato azionario di oggi è molto più complesso rispetto a quello del passato. Le valutazioni, sebbene importanti, non sono l’unico fattore che determina il successo di un titolo. Fattori esterni come i tassi di interesse, le politiche monetarie e le innovazioni tecnologiche giocano un ruolo cruciale nell’influenzare i prezzi delle azioni. Di conseguenza, gli investitori devono essere in grado di leggere i segnali del mercato in modo più sofisticato, combinando gli strumenti tradizionali con una comprensione più profonda delle forze economiche e tecnologiche in gioco.
Conclusioni
Il caso di NVIDIA e altri titoli simili mostra come le regole tradizionali di valutazione possano non essere sufficienti per comprendere appieno la realtà dei mercati finanziari moderni. Gli investitori devono adottare un approccio più flessibile e informato, che tenga conto di tutti i fattori che influenzano il valore di un’azienda. In un mondo dove la previsione è sempre più difficile, la capacità di adattarsi e di anticipare le nuove tendenze tecnologiche ed economiche può fare la differenza tra il successo e il fallimento.
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Il rigore matematico batte l’emotività ma in Italia nessuno lo capisce. Siamo tristissimi.
Consigli di comprarne?
Ciao Alessia. Impossibile rispondere senza conoscerti. Bisognerebbe capire obiettivi, età, propensione al rischio, situazione lavorativa, composizione del portafoglio attuale, etc. per sbilanciarsi. Non solo perché serve davvero capire tutto questo prima di esprimersi ma anche perché, a ragion veduta devo dire, lo richiede la normativa.
Quando si ferma?