L’andamento generale delle pensioni anticipate

La situazione attuale del sistema previdenziale italiano riflette i cambiamenti introdotti negli ultimi anni, specialmente con il superamento della misura denominata “Quota 100” e le ulteriori restrizioni introdotte dal governo guidato da Giorgia Meloni. Queste modifiche hanno inciso profondamente sulle scelte di pensionamento dei cittadini, determinando una netta contrazione delle pensioni anticipate. Secondo il monitoraggio più recente effettuato dall’Inps, nel primo trimestre del 2025 si è assistito a un calo significativo del numero di assegni anticipati erogati. Confrontando il primo trimestre del 2025 con lo stesso periodo del 2024, emerge infatti una riduzione del 23,09%, portando il numero dei nuovi trattamenti anticipati a soli 54.094 rispetto ai 70.334 dell’anno precedente.

Il dato è particolarmente rilevante nel comparto pubblico, dove il calo è stato addirittura del 33,85%, per un totale di soli 8.014 pensioni anticipate erogate. Anche nel settore privato la contrazione è stata importante, seppur meno drastica, con una riduzione del 19,43% e un totale di 26.683 nuovi trattamenti anticipati. Questi dati mostrano chiaramente come le nuove norme previdenziali abbiano disincentivato o comunque reso più difficile il ricorso all’anticipo pensionistico, spingendo un numero crescente di lavoratori a restare attivi più a lungo.

L’impatto economico delle nuove pensioni erogate

L’Inps ha complessivamente liquidato 194.582 trattamenti pensionistici nel primo trimestre del 2025, cifra leggermente superiore rispetto ai poco più di 187mila dello stesso periodo del 2024. Questo incremento complessivo delle nuove pensioni, sebbene modesto, è accompagnato da un lieve aumento dell’importo medio mensile, passato dai 1.229 euro del 2024 ai 1.237 euro del 2025. Ciò indica una stabilizzazione generale degli importi erogati, con un lieve rialzo che tuttavia non sembra compensare pienamente le disparità presenti tra le diverse categorie di pensionati e tra uomini e donne.

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La lieve crescita della media generale, infatti, nasconde significative differenze economiche tra le categorie professionali e tra i sessi, una situazione che continua a destare preoccupazione per le sue implicazioni sociali. Sebbene gli importi medi siano aumentati, il sistema appare lontano da una distribuzione equa, evidenziando la necessità di interventi correttivi mirati a ridurre tali squilibri.

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Il crescente divario pensionistico di genere

Il tema del gender gap previdenziale sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti nel contesto pensionistico italiano. Nel primo trimestre del 2025, la differenza tra gli importi pensionistici percepiti dagli uomini e dalle donne ha raggiunto il 31,97%, segnando un incremento rispetto al 29,1% registrato nel 2024. Questo divario crescente rappresenta un evidente campanello d’allarme sociale che deve essere affrontato con politiche mirate e strutturali.

Gli uomini, infatti, percepiscono pensioni mediamente più elevate rispetto alle donne, con un importo medio mensile di 1.486 euro, in aumento rispetto ai 1.457 euro dell’anno precedente. Al contrario, le donne hanno subito una diminuzione dell’importo medio mensile delle pensioni, scendendo dai 1.033 euro del 2024 agli attuali 1.011 euro. Questa situazione riflette chiaramente la persistente disparità nel mercato del lavoro, dove le donne spesso occupano posizioni con retribuzioni inferiori, maggiore precarietà e carriere discontinue. È quindi indispensabile intervenire con decisione per migliorare l’equità economica tra i generi, soprattutto nel momento cruciale dell’uscita dal mercato del lavoro.

Misure possibili per contrastare il gender gap previdenziale

Il governo potrebbe considerare l’introduzione di incentivi per la previdenza integrativa, specificamente mirati alle donne, favorendo così una compensazione delle pensioni più basse. Potrebbe essere utile inoltre rivedere il sistema contributivo, introducendo criteri più favorevoli per le carriere discontinue, tipicamente femminili, e per coloro che svolgono lavori di cura non retribuiti.

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Un intervento concreto potrebbe essere rappresentato da un meccanismo di bonus contributivo, simile a quello già adottato da altri Paesi europei, che riconosca formalmente i periodi di inattività legati alla cura dei figli o familiari anziani, consentendo così alle donne di accumulare contributi aggiuntivi e limitare le penalizzazioni pensionistiche derivanti da carriere frammentate.

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Analisi dettagliata delle diverse gestioni previdenziali dell’Inps

Il monitoraggio condotto dall’Inps mostra anche significative differenze tra le varie gestioni previdenziali, ciascuna caratterizzata da un proprio andamento specifico degli importi erogati. Queste differenze riflettono le diverse caratteristiche contrattuali e retributive delle categorie professionali coinvolte.

Pensioni dei dipendenti pubblici

I dipendenti pubblici rappresentano una delle categorie più avvantaggiate dal punto di vista degli importi medi delle pensioni, con una media di 2.172 euro mensili nel primo trimestre 2025, con punte massime fino a 2.730 euro per i trattamenti di vecchiaia. Tuttavia, nonostante importi relativamente più alti, si registra una significativa riduzione degli anticipi pensionistici in questa categoria, come precedentemente evidenziato, segno di una minore convenienza economica o normativa nell’optare per la pensione anticipata.

Pensioni dei lavoratori parasubordinati

Completamente differente è la situazione dei lavoratori parasubordinati, che ricevono pensioni decisamente basse, con una media di soli 320 euro al mese. Questa categoria, spesso caratterizzata da precarietà contrattuale e bassa continuità lavorativa, subisce fortemente le conseguenze di un sistema previdenziale poco favorevole e carente di tutele specifiche.

Pensioni del settore privato

I lavoratori del settore privato hanno visto erogare, nei primi mesi del 2025, 83.260 pensioni con un importo medio mensile di 1.432 euro. Anche qui si osserva una forte disparità tra le pensioni anticipate, che raggiungono un picco medio di 2.228 euro, e gli importi generalmente più contenuti dei trattamenti ordinari.

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Pensioni degli autonomi

Infine, gli autonomi hanno ricevuto nel primo trimestre del 2025 un totale di 57.345 trattamenti con una media generale di 879 euro mensili. Anche tra gli autonomi, le pensioni anticipate raggiungono livelli più elevati (1.409 euro in media), seppur inferiori a quelle dei dipendenti pubblici e privati, riflettendo le minori coperture previdenziali caratteristiche del lavoro autonomo.

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Prospettive future e sfide da affrontare

Le prospettive future richiedono una strategia che assicuri equilibrio e sostenibilità al sistema pensionistico. È fondamentale che il legislatore e il governo italiano affrontino con attenzione e coraggio i problemi strutturali evidenziati dai dati attuali. Le sfide principali riguardano soprattutto l’equità di genere, la sostenibilità finanziaria e la tutela delle categorie più vulnerabili.

L’equilibrio tra sostenibilità finanziaria e giustizia sociale rimarrà probabilmente il tema dominante delle politiche previdenziali nei prossimi anni. Il compito della politica è quindi quello di intervenire tempestivamente, assicurando che i cittadini possano accedere a un trattamento pensionistico equo e dignitoso, garantendo al tempo stesso la solidità delle finanze pubbliche.

About the Author: Luca Spinelli

Fondatore e direttore di consulente-finanziario.org, Luca Spinelli è un consulente finanziario indipendente. Specializzato in pianificazione finanziaria e gestione di portafoglio, è appassionato di educazione finanziaria e si dedica a fornire consigli trasparenti ma soprattutto indipendenti per aiutare i lettori a prendere decisioni informate. Con uno stile diretto ed accessibile, Luca rende semplici anche i temi più complessi, garantendo sempre la massima attenzione alle esigenze dei suoi clienti e lettori.

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