Come capire quando il mercato azionario è in saldo

By 3 Comments on Come capire quando il mercato azionario è in saldoLast Updated: 15/07/2017Published On: 15/07/20176,9 min read

Uno degli obiettivi principali di ogni investitore a lungo termine è identificare quando il mercato azionario offre opportunità di acquisto favorevoli. Le statistiche storiche mostrano che, negli ultimi sessant’anni, l’indice S&P500 ha generato un rendimento annualizzato superiore all’11% (circa il 7% al netto dell’inflazione), un dato che illustra la complessità e la dinamicità del mercato azionario. Ma cosa determina questi rendimenti elevati? E come possiamo prevedere se il mercato offrirà rendimenti simili o superiori in futuro? Per rispondere a queste domande, è fondamentale comprendere i fattori che influenzano i prezzi delle azioni e come questi si riflettono sulle opportunità di investimento.

Il prezzo delle azioni e la sua determinazione

Per capire come prevedere i rendimenti futuri del mercato, è essenziale partire dalla formula che determina il prezzo di un’azione. Il prezzo di mercato di una singola azione dipende fondamentalmente da due fattori: il guadagno per azione (EPS) dell’azienda e il rapporto prezzo/utili (P/E). La formula di base che lega questi elementi è la seguente:

Prezzo delle azioni = Utile per azione (EPS) x Rapporto P/E

Il rapporto P/E (Price-to-Earnings ratio) è influenzato dalle aspettative di crescita degli utili di un’azienda, così come dal suo tasso di crescita futuro. Queste aspettative sono inevitabilmente soggettive e difficili da prevedere con precisione, ma sono tuttavia fondamentali per determinare il valore di mercato di un’azienda. Di norma, le aziende che registrano una crescita degli utili elevata e che hanno prospettive favorevoli vedono attribuirsi un P/E più alto, mentre le aziende stabili ma con una crescita limitata tendono ad avere un P/E inferiore.

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Il confronto tra Google e Chevron

Per illustrare il funzionamento del rapporto P/E, prendiamo come esempio due giganti aziendali: Google e Chevron. Google, ad esempio, presenta un rapporto P/E di circa 20, il che implica un prezzo delle azioni relativamente alto (circa 500 euro per azione) dato che l’utile per azione (EPS) è di 25 euro. Al contrario, Chevron, che ha un P/E di circa 9,71, ha un prezzo per azione di circa 100 euro, riflettendo così aspettative di crescita più moderate rispetto a Google. Se Chevron avesse un P/E uguale a quello di Google, il suo prezzo delle azioni sarebbe superiore a 200 euro. Questo esempio dimostra come il mercato premi le aziende con prospettive di crescita più elevate e come, al contrario, le azioni di aziende con aspettative più basse possano risultare sottovalutate, sebbene possano rappresentare occasioni interessanti per l’investitore a lungo termine.

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Il P/E medio storico: uno strumento per valutare il mercato

Uno degli strumenti più utili per analizzare l’andamento di un mercato azionario è il calcolo del P/E medio storico. Analizzando il comportamento dell’intero mercato azionario negli ultimi decenni, emerge che il P/E medio per l’indice S&P500 si attesta intorno a 16,4. Questo valore medio rappresenta un punto di riferimento utile per determinare se il mercato sia sopravvalutato o “in saldo”. Se il P/E di un determinato periodo è superiore alla media storica, significa che le azioni potrebbero essere costose; al contrario, quando il P/E è inferiore a 16,4, significa che le azioni potrebbero rappresentare un’opportunità di acquisto.

Investire quando il P/E è sotto la media storica

Investire in un periodo in cui il P/E dell’indice S&P500 è sotto la media storica può comportare rendimenti superiori alla media nei successivi 10-20 anni. Al contrario, acquistare quando il mercato è sopravvalutato può significare rendimenti inferiori nel lungo termine. Questo approccio si basa sulla convinzione che un P/E più basso indichi un mercato sottovalutato, con la possibilità che i prezzi delle azioni aumentino nel tempo man mano che gli utili aziendali e le aspettative di crescita tornano a livelli più sostenibili.

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La crescita degli utili e i rendimenti a lungo termine

Nel lungo periodo, gli utili aziendali tendono a crescere con un tasso simile a quello dell’economia generale. Negli Stati Uniti, questo tasso di crescita è stato storicamente di circa il 3,3% annuo dopo l’inflazione. Pertanto, se si investe in un’azione che paga un dividendo del 2% e cresce con un tasso annuo degli utili del 3,5%, mantenendo il P/E stabile, ci si può aspettare un rendimento totale del 5,5% dopo l’inflazione, pari a circa l’8,5% prima dell’inflazione. Tuttavia, le fluttuazioni del P/E, influenzate dall’euforia o dalla paura degli investitori, possono alterare significativamente i rendimenti finali.

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Le eccezioni storiche: gli anni ’50, ’90 e la bolla dot-com

Ci sono stati periodi storici in cui l’aumento del rapporto P/E ha portato a rendimenti eccezionali. Durante gli anni ’50 e ’90, infatti, i tassi di P/E sono saliti a livelli elevati, producendo rendimenti superiori alla media. Un esempio estremo si è avuto nel 2000, durante la cosiddetta “bolla dot-com”, quando il P/E dell’S&P500 superò il valore di 30. Questo aumento del P/E non era giustificato da un’effettiva crescita degli utili, ma piuttosto dall’euforia del mercato, che spinse i prezzi delle azioni a livelli insostenibili. In quel periodo, gli investitori che avevano acquistato azioni a prezzi troppo alti hanno subito pesanti perdite quando la bolla è scoppiata.

Le fluttuazioni del P/E e le opportunità di investimento

Il P/E non è una misura statica e subisce fluttuazioni a causa di vari fattori, tra cui la psicologia del mercato. Durante la crisi finanziaria del 2008, per esempio, il P/E dell’S&P500 raggiunse il valore di 13, uno dei più bassi dal 1986. Gli investitori che avevano acquistato azioni in quel periodo hanno poi visto crescere i propri investimenti in modo eccezionale, poiché sia gli utili aziendali che il P/E sono aumentati nei successivi anni, portando a rendimenti elevati.

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Il P/E attuale e le aspettative future

Attualmente, il P/E dell’indice S&P500 è di circa 16,23, un valore che si avvicina alla media storica. Questo potrebbe suggerire che il mercato si trovi in una fase di valutazione equilibrata, dove i rendimenti futuri potrebbero rispecchiare quelli del PIL degli Stati Uniti, più il rendimento dei dividendi. Gli investitori devono essere cauti nell’aspettarsi rendimenti elevati nel breve termine se il P/E si attesta vicino alla media storica, poiché ciò potrebbe significare che il mercato non offre grandi opportunità di acquisto a prezzi sottovalutati.

Come interpretare il P/E per una strategia di investimento consapevole

Per gli investitori che desiderano adottare un approccio prudente e informato, monitorare il rapporto P/E dell’S&P500 può fornire una base solida per prendere decisioni di investimento consapevoli. Sebbene sia estremamente difficile prevedere con certezza l’andamento futuro degli utili, il P/E rimane uno degli strumenti più utili per capire se il mercato sta offrendo buone opportunità di acquisto. Un P/E al di sotto della media storica può indicare che le azioni sono sottovalutate e che potrebbe esserci l’opportunità di acquistarle a un prezzo vantaggioso, mentre un P/E superiore alla media storica potrebbe suggerire un mercato sopravvalutato, in cui i rendimenti futuri potrebbero essere inferiori alla media.

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L’importanza della disciplina e della pazienza

Investire con successo implica una strategia di lungo termine e la disciplina di evitare di farsi influenzare dalle emozioni del mercato. Anche se il tentativo di “cronometrare” il mercato, cercando di acquistare e vendere continuamente sulla base delle fluttuazioni del P/E, può sembrare attraente, è una strategia che rischia di ridurre i rendimenti. L’analisi attenta del P/E, insieme ad altre considerazioni fondamentali, può tuttavia aiutare gli investitori a prendere decisioni più informate e a mantenere una strategia a lungo termine che massimizzi i guadagni.

La mentalità a lungo termine: il segreto per ottenere rendimenti significativi

La chiave per trarre il massimo dai propri investimenti è mantenere una prospettiva di lungo termine. Le fluttuazioni a breve termine, causate da fattori psicologici, economici o geopolitici, possono spingere i prezzi delle azioni a livelli temporaneamente distorti, ma nel lungo periodo la crescita economica e l’aumento degli utili aziendali tendono a prevalere. Gli investitori che sono disposti a resistere alle tentazioni di operare basandosi su movimenti di mercato a breve termine e che mantengono la loro disciplina, possono beneficiare dei rendimenti che il mercato azionario è in grado di offrire.

Monitorare il rapporto P/E è solo una parte di una strategia di investimento completa, ma costituisce un potente strumento per valutare la salute del mercato e prendere decisioni che portano a rendimenti sostenibili nel lungo termine.

About the Author: Luca Spinelli

Fondatore e direttore di consulente-finanziario.org, Luca Spinelli è un consulente finanziario indipendente. Specializzato in pianificazione finanziaria e gestione di portafoglio, è appassionato di educazione finanziaria e si dedica a fornire consigli trasparenti ma soprattutto indipendenti per aiutare i lettori a prendere decisioni informate. Con uno stile diretto ed accessibile, Luca rende semplici anche i temi più complessi, garantendo sempre la massima attenzione alle esigenze dei suoi clienti e lettori.

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3 Comments

  1. Riccardo at - Reply

    Un’analisi lucida e ben articolata, complimenti a chi l’ha scritta.

  2. Gabriele Bianchi at - Reply

    Contenuto che ti aiuta a vedere le cose meglio

  3. Paolo Mariani at - Reply

    Innovazione con potenziale reale

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