Perché la tua banca non ti parlerà mai dei fondi a basso costo

By 3 Comments on Perché la tua banca non ti parlerà mai dei fondi a basso costoLast Updated: 11/03/2025Published On: 09/03/202521 min read

Le istituzioni finanziarie svolgono un ruolo cruciale nel guidare le scelte di investimento di chi desidera far crescere il proprio patrimonio. Ogni volta che ti rechi allo sportello per ottenere un consiglio o una consulenza su come impiegare i tuoi risparmi, ti vengono offerti prodotti che promettono rendimenti attraenti e una gestione professionale dei tuoi capitali. Il meccanismo è apparentemente semplice: investi in un fondo, un gestore esperto prende in consegna la tua quota e cerca di farla fruttare in base a una certa strategia. Il problema sorge quando si inizia a fare i conti con le commissioni di gestione e le altre spese che gravano sui tuoi rendimenti. In alcuni casi, queste spese possono erodere i guadagni ottenuti da investimenti altrimenti validi.

L’argomento dei costi, spesso, non è presentato con la stessa enfasi con cui vengono illustrate le potenzialità del prodotto. Una banca o una società di gestione, avendo un margine di profitto legato a tali commissioni, tende a privilegiare soluzioni che generano maggiori entrate per le sue casse. Da investitore consapevole, è utile conoscere i meccanismi alla base del calcolo dei costi, comprendere come vengono addebitati e capire in che modo essi possano ridurre la crescita del tuo patrimonio nel lungo termine. Non si tratta di una pratica scorretta, ma di un modello di business ormai consolidato, in cui il cliente deve prestare grande attenzione al rapporto tra spese e rendimenti attesi.

Molte banche preferiscono focalizzarsi sui risultati storici e sulle strategie di gestione, perché questi elementi sono più affascinanti e facilmente vendibili. I costi, d’altra parte, non esercitano la stessa attrattiva. Un fondo può performare in modo eccellente, ma se le commissioni sono elevate, il beneficio netto per l’investitore diminuisce sensibilmente. Nel contesto del risparmio gestito, la differenza tra un fondo con costi elevati e uno a basso costo può apparire marginale all’inizio, ma sulla distanza di qualche anno questa distinzione diventa notevole. L’effetto dell’interesse composto, tanto lodato in ambito finanziario, si applica anche alle spese, producendo una sorta di “interesse composto negativo” che riduce ciò che in teoria dovrebbe finire nelle tue tasche.

Come funzionano i fondi a basso costo

Struttura di base dei fondi indicizzati

I fondi a basso costo, spesso legati a indici di mercato, si basano su una logica semplice: replicare un indice di riferimento senza l’intervento assiduo di gestori intenti a selezionare i titoli in portafoglio. Questa impostazione, definita di gestione passiva, cerca di eguagliare il rendimento di un paniere di azioni o obbligazioni senza puntare a superarlo. Il risultato è un veicolo d’investimento meno oneroso per l’investitore, perché non paga commissioni elevate a professionisti che effettuano continue analisi sui mercati.

L’idea alla base dei fondi indicizzati è che, nel medio-lungo termine, molti gestori attivi faticano a battere costantemente il mercato dopo le spese di gestione. Un indice azionario ampissimo, come quello che include i titoli delle principali società di un determinato paese, tende a riflettere la performance media di quel mercato. I fondi indicizzati, replicandone la composizione, ottengono mediamente lo stesso risultato dell’indice, seppure con una piccola deviazione dovuta alle spese, generalmente molto più basse rispetto ai fondi attivi. Questo approccio, nel corso degli anni, ha guadagnato popolarità tra gli investitori più esperti e tra alcuni consulenti indipendenti, per l’evidenza empirica dei risultati.

Alcune banche preferiscono non promuovere questo tipo di prodotto perché il margine di guadagno sulle commissioni risulta inferiore rispetto a un fondo gestito attivamente. Se un cliente sceglie un fondo a basso costo, la banca riceve meno entrate sotto forma di spese di gestione. Nella logica di massimizzare i profitti, un istituto bancario tenderà a promuovere soluzioni dove i costi per il cliente sono maggiori e, di conseguenza, più alti sono i ricavi per l’istituto stesso.

Differenze con i fondi attivi

Una strategia di gestione attiva mira a battere il mercato attraverso analisi, selezione di titoli e interventi frequenti nelle scelte d’investimento. I gestori attivi, infatti, studiano i bilanci delle società, le previsioni macroeconomiche e l’andamento dei settori per cercare opportunità di extra-rendimento. Tuttavia, tale attività comporta un costo in termini di ricerca, personale e infrastrutture. Questi oneri vengono traslati all’investitore finale attraverso commissioni di gestione più alte e, in alcuni casi, commissioni di performance.

La differenza sostanziale rispetto ai fondi a basso costo sta proprio nella presenza di professionisti che si impegnano a elaborare strategie sofisticate e personalizzate. In teoria, un gestore attivo potrebbe ottenere rendimenti superiori all’indice di mercato, giustificando così le commissioni più alte. Nella pratica, molti studi mostrano che sono pochi i gestori in grado di battere il mercato con continuità. A complicare la questione, ci sono i periodi di flessione dei mercati, in cui anche i migliori gestori faticano a proteggere il capitale, e i periodi di espansione, in cui l’indice stesso sale con grande rapidità, rendendo più difficile superarne la performance.

Il legame tra attività di gestione attiva e costi elevati rende i fondi a basso costo un’opzione appetibile per chi preferisce un investimento a lungo termine, con meno spese e una buona probabilità di ottenere rendimenti in linea con il mercato. Alla base di questo approccio c’è l’idea che “il mercato”, nel suo complesso, tenga conto di tutte le informazioni disponibili in ogni momento, facendo sì che sia difficile selezionare sistematicamente i titoli vincenti. Chi investe in un paniere ampio, replicando un indice, scommette in sostanza sull’economia nel suo insieme, riducendo al minimo le uscite legate alle commissioni.

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Perché le banche non spingono i prodotti a basso costo

Interessi commerciali e conflitti di interesse

Ogni istituto di credito è un’azienda con obiettivi di profitto. Questo comporta che la promozione di soluzioni a basso costo, pur essendo potenzialmente vantaggiosa per il cliente, possa non coincidere con l’interesse della banca. Le commissioni generate dai fondi d’investimento contribuiscono in modo significativo ai ricavi degli istituti. Più queste commissioni sono elevate, più la banca guadagna. Un prodotto con costi ridotti riduce la redditività per l’istituto, che dunque tende a non sponsorizzarlo in modo attivo. Questa dinamica non è necessariamente frutto di pratiche scorrette, ma è radicata nelle strutture di incentivazione interne. Un consulente che lavora all’interno di una banca è valutato sulla base dei profitti generati per l’istituto e, di conseguenza, avrà un interesse a collocare prodotti con commissioni più alte.

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Il conflitto di interesse emerge in modo ancora più evidente se la banca in questione dispone di una propria società di gestione. In questo scenario, l’istituto potrebbe preferire collocare fondi gestiti direttamente, poiché percepisce commissioni su due fronti: una parte per la consulenza e una per la gestione vera e propria del fondo. Questo meccanismo, a lungo andare, genera una struttura di incentivi poco favorevole ai prodotti a basso costo, che invece offrono margini ridotti e non sempre interessano all’istituto, benché siano vantaggiosi per chi investe.

La scarsa educazione finanziaria del cliente medio

Molti risparmiatori non hanno competenze finanziarie sufficienti per valutare in autonomia il rapporto costi-rendimento di un fondo. Quando un consulente propone un prodotto e ne illustra il rendimento storico, raramente il cliente si sofferma a chiedere dettagli sulle commissioni, sulle spese di negoziazione o su eventuali costi di uscita anticipata. La mancanza di educazione finanziaria diventa un fattore cruciale, perché rende il cliente più vulnerabile alle proposte della banca. Chi non conosce alternative a basso costo non sa che esiste la possibilità di investire in un paniere di mercato, tenendo sotto controllo gli oneri, e ottenere risultati competitivi.

La narrativa proposta dagli istituti verte spesso sulla complessità dei mercati e sulla necessità di affidarsi a professionisti. Non c’è nulla di male nell’avere un esperto che gestisca i risparmi, ma è fondamentale chiedersi quanto questo servizio costi effettivamente e quali benefici concreti porti. Una persona informata confronta sempre i risultati netti di un fondo attivo con quelli di un indice di riferimento, valutando se l’eventuale extra-rendimento sia sufficiente a compensare i costi più elevati. Tutto ciò presuppone un livello di consapevolezza che, purtroppo, molti investitori non hanno, specialmente coloro che si avvicinano al mondo finanziario per la prima volta o che si fidano esclusivamente dei suggerimenti della propria banca.

Vantaggi competitivi dei fondi a basso costo

Effetto dell’interesse composto sul risparmio delle commissioni

Ridurre i costi di gestione porta un beneficio che si amplifica nel lungo periodo, grazie all’effetto dell’interesse composto. Ogni euro risparmiato in spese è un euro che resta investito e che può, nel tempo, crescere assieme al resto del capitale. Quando si investe in un prodotto con spese ridotte, si aumenta la porzione di rendimento che resta effettivamente in mano all’investitore. Se, per esempio, un indice di mercato cresce in media di un certo valore annuo, un fondo a basso costo che replica tale indice potrebbe garantire al netto delle commissioni una percentuale di rendimento molto vicina a quel valore. Un fondo attivo con spese elevate, invece, potrebbe avere più difficoltà a restituire un rendimento superiore, perché deve prima coprire i costi di gestione e poi realizzare rendimenti extra.

Questo semplice meccanismo si traduce in una differenza di capitale accumulato notevole nell’arco di anni o decenni. Chi sceglie prodotti a basso costo beneficia di una crescita esponenziale più marcata, perché ogni anno la percentuale di rendimento si applica a un montante leggermente più alto rispetto a chi paga commissioni superiori. Nel tempo, questa discrepanza si trasforma in un gap significativo, capace di fare la differenza tra un buon risultato e un rendimento mediocre. Si tratta di un concetto fondamentale, spesso trascurato da chi si concentra soltanto sulla performance a breve termine senza considerare come i costi influenzino i risultati complessivi nell’orizzonte di investimento più ampio.

Semplicità di gestione e trasparenza

I fondi a basso costo, soprattutto quelli indicizzati, presentano un livello di trasparenza che può risultare rassicurante per l’investitore medio. Quando si investe in un indice, la composizione del portafoglio è immediatamente evidente. Qualora l’indice sia basato su una lista pubblica di titoli, è sufficiente consultare le società che compongono quell’indice per sapere esattamente dove sono investiti i propri soldi. La scelta e il monitoraggio sono più facili, poiché non si deve interpretare la strategia di un gestore e cercare di capire quali mosse verranno compiute per battere il mercato.

Un’altra caratteristica interessante è l’assenza di sorprese in termini di filosofia di investimento. Un fondo che replica un indice di azioni di grandi aziende rispecchia fedelmente le variazioni di quelle società. Non ci sono scelte soggettive, non ci sono scommesse concentrate su determinati settori o regioni. La coerenza tra quanto dichiarato e quanto effettivamente fatto risulta molto elevata. A fronte di questa semplicità, alcuni investitori potrebbero percepire i fondi a basso costo come strumenti troppo generici. Tuttavia, per chi predilige la stabilità e la chiarezza di lungo periodo, un approccio indicizzato può essere una soluzione efficiente, perché elimina l’imprevedibilità tipica della gestione attiva.

Il ruolo della cultura finanziaria nell’orientare le scelte

L’importanza di informarsi e fare domande

Saper porre le giuste domande al consulente bancario è il primo passo per svelare i costi occulti o poco trasparenti che possono annidarsi in un prodotto d’investimento. È fondamentale domandare quali siano le commissioni di ingresso, di gestione e di uscita. Qualsiasi altro onere deve essere chiaro fin dal principio, compresi eventuali costi di distribuzione e performance fee. Chiedere un confronto tra un fondo a gestione attiva e un fondo a gestione passiva con caratteristiche simili può fornire indicazioni preziose. Se il consulente si mostra reticente o svia il discorso, quello è un segnale che invita a riflettere ulteriormente. Non c’è motivo di accontentarsi di risposte vaghe, perché si tratta del proprio denaro.

Informarsi significa anche leggere materiale indipendente e rapporti di analisti che non abbiano interesse a sponsorizzare un determinato prodotto. Riviste specializzate, siti web autorevoli e pubblicazioni di ricercatori universitari possono aiutare a farsi un’idea obiettiva e neutrale sulla bontà di un fondo. Capire la differenza tra rendimenti nominali e rendimenti netti, dopo le spese, è essenziale per valutare in modo corretto il potenziale di crescita di un investimento. Una volta acquisita questa consapevolezza, diventa più difficile cedere a proposte che sembrano vantaggiose a prima vista, ma nascondono costi tali da vanificare gran parte dei rendimenti.

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Strategie a lungo termine e disciplina

Adottare una strategia di investimento coerente con gli obiettivi personali è fondamentale, soprattutto quando si parla di orizzonti temporali lunghi. Puntare su fondi a basso costo può essere considerato un approccio disciplinato e paziente, poiché non comporta modifiche frequenti al portafoglio. Chi acquista un fondo indicizzato lo fa spesso con l’idea di mantenerlo per anni, lasciando che i rendimenti si accumulino nel tempo. Questa mentalità si sposa con la filosofia di chi predilige la stabilità e cerca di ridurre l’impatto delle emozioni sulle decisioni di investimento.

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La disciplina è particolarmente importante durante le fasi di volatilità dei mercati. Quando i prezzi scendono, molti investitori si fanno prendere dal panico e vendono i propri fondi in perdita, sperando di limitare il danno. Chi investe in un fondo a basso costo e mantiene uno sguardo di lungo periodo è meno incline a farsi influenzare dalle oscillazioni di breve. La semplicità di un portafoglio indicizzato permette di concentrarsi sugli obiettivi finali, invece di cercare di indovinare il momento migliore per entrare o uscire dai mercati. Tale approccio può risultare un vantaggio, poiché evitare di commettere errori dovuti all’emotività è spesso più importante che ricercare rendimenti eccezionali in modo intermittente.

Come individuare un fondo a basso costo

La consultazione di documenti e prospetti informativi

Trovare un fondo a basso costo non è un’impresa complicata, a patto di sapere dove guardare. La prima risorsa è rappresentata dai documenti ufficiali come il KIID, il prospetto informativo che sintetizza le caratteristiche del fondo, e i fogli informativi pubblicati dalle società di gestione. Questi documenti riportano i costi correnti, le commissioni di gestione e le eventuali spese accessorie. Anche se le banche non sponsorizzano attivamente fondi passivi, spesso li rendono comunque disponibili per chi ne fa richiesta, soprattutto se l’istituto opera anche come intermediario di prodotti di terzi.

Leggere con attenzione i prospetti permette di confrontare la voce relativa alle spese totali tra diversi fondi. Se un fondo indicizzato prevede costi annui pari a una piccola frazione percentuale del capitale investito, mentre un fondo attivo simile chiede il doppio o il triplo, è utile riflettere su quanto sia realistica la possibilità di recuperare tale differenza attraverso prestazioni superiori. In questo confronto, conta anche l’orizzonte temporale: se si investe per un lungo periodo, il vantaggio di pagare costi ridotti si accumula anno dopo anno, generando un beneficio complessivo importante.

Analisi delle piattaforme d’investimento online

Negli ultimi anni, le piattaforme d’investimento online hanno guadagnato popolarità, anche grazie a costi di intermediazione più bassi e a una maggiore trasparenza nel proporre vari strumenti. Questi servizi, definiti talvolta broker digitali o “robo-advisor”, offrono la possibilità di sottoscrivere fondi indicizzati e altri veicoli a gestione passiva in modo semplice, con un costo totale ridotto. Si tratta di un’alternativa interessante rispetto alle soluzioni tradizionali, specialmente per chi ha già una buona cultura finanziaria e non necessita di un contatto frequente con un consulente in filiale.

Nella valutazione di questi servizi, conviene comunque verificare le eventuali commissioni, le spese di custodia e l’ampiezza dell’offerta di fondi. Un portale che offre fondi indicizzati deve consentire di sottoscrivere i principali indici internazionali, in modo da diversificare il portafoglio su diverse aree geografiche e diverse tipologie di asset. La digitalizzazione del mondo finanziario rende più semplice accedere a prodotti un tempo riservati a chi disponeva di patrimoni considerevoli. Questo passo avanti, tuttavia, va affrontato con consapevolezza e conoscenza, altrimenti si rischia di finire in strumenti poco adatti alle proprie esigenze.

Cosa osservare per valutare i rendimenti reali

Rendimento corretto per il rischio

Quando ci si approccia a un fondo, la prima domanda che ci si pone è: “Quanto rende?”. Per valutare tale aspetto, non basta guardare soltanto il numero che esprime la performance storica. È bene considerare la volatilità del fondo, cioè la misura delle fluttuazioni a cui è soggetto nel corso del tempo. Un fondo molto volatile potrebbe offrire rendimenti elevati in certi anni e rendimenti negativi in altri, rendendo complesso stabilire una performance media stabile. Il confronto tra diversi fondi dovrebbe tener conto non soltanto del rendimento, ma del rischio assunto per ottenerlo.

Un fondo a basso costo indicizzato a un mercato azionario ampio potrebbe comunque presentare delle oscillazioni notevoli, perché il mercato stesso può attraversare fasi di rialzo o ribasso. Tuttavia, se lo si confronta con un fondo attivo che investe nello stesso mercato, è ragionevole aspettarsi che la volatilità di fondo sia simile. L’elemento chiave, allora, diventa il costo di gestione. Se i due fondi hanno un profilo di rischio simile, quello a basso costo tenderà nel medio-lungo termine a offrire un rendimento effettivo più elevato, perché trattiene una quota minore di spese.

Tasse e fiscalità

Oltre alle commissioni, anche l’aspetto fiscale gioca un ruolo decisivo nel determinare il rendimento netto. In molti paesi, i redditi derivanti da fondi d’investimento sono soggetti a tassazione, che può variare in base alla durata del possesso e alla natura del fondo stesso. È importante capire come si applichino queste imposte, perché, a parità di rendimento lordo, l’investitore si troverà a pagare cifre diverse in base al regime fiscale. Alcune giurisdizioni offrono vantaggi a chi mantiene un investimento per un determinato periodo, altre invece non fanno distinzione e applicano un’aliquota standard.

La banca o il consulente dovrebbero essere in grado di fornire indicazioni su questo tema, ma capita che i dettagli non vengano approfonditi, salvo poi trovarsi di fronte a spiacevoli sorprese quando si incassano i proventi dell’investimento. Il discorso fiscale è complesso e varia da caso a caso, ma chi desidera ottimizzare i propri rendimenti deve prestare attenzione a come le tasse interagiscano con le commissioni e con la struttura del fondo. Spesso i fondi a basso costo sono anche più agevoli da gestire a livello fiscale, perché non presentano commissioni di performance o altre voci che complicano il calcolo dell’imponibile.

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Come orientarsi per decidere

Confronto tra le varie tipologie di fondi disponibili

Nel momento in cui un investitore decide di affidarsi a un fondo, si trova di fronte a un ventaglio di alternative: fondi azionari, obbligazionari, bilanciati, flessibili, monetari e così via. All’interno di ciascuna categoria, esistono opzioni a gestione attiva e passiva, con costi che spaziano da valori contenuti fino a percentuali molto elevate. Per compiere una scelta informata, conviene individuare prima di tutto l’asset class di riferimento, in base al proprio profilo di rischio e all’orizzonte temporale. Se l’obiettivo è la crescita del capitale nel lungo periodo, un fondo azionario a basso costo può essere una soluzione adeguata. Se si cerca stabilità e rendimenti modesti, un fondo obbligazionario indicizzato potrebbe risultare più pertinente.

Una volta definita la categoria, occorre verificare la gamma di fondi disponibili, preferendo quelli con una lunga storia e una reputazione consolidata. Questo non garantisce risultati futuri, ma aiuta a escludere prodotti troppo recenti o poco trasparenti. Infine, serve un confronto oggettivo dei costi totali, non limitandosi a guardare soltanto la commissione di gestione, ma includendo ogni voce che incide sul risultato finale. Può essere utile consultare classifiche o report indipendenti, che mostrino il Total Expense Ratio, spesso abbreviato in TER, di ciascun fondo.

Pianificazione e obiettivi personali

Un aspetto centrale per orientarsi in questo panorama è la definizione di obiettivi chiari e realistici. Se si investe con finalità di pensionamento e si ha davanti un orizzonte di diversi decenni, le logiche di costo diventano ancora più rilevanti, perché una differenza percentuale di commissione può tradursi, alla lunga, in un gap considerevole sulla somma finale. Chi invece ha obiettivi a breve termine potrebbe preferire un prodotto di natura diversa, orientato più a preservare il capitale che a farlo crescere in modo aggressivo. Anche in questo caso, però, un fondo a basso costo che investa in strumenti a reddito fisso può essere una scelta ragionevole.

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Le banche spesso non approfondiscono questi discorsi durante un colloquio di consulenza standard, perché la formazione del consulente e le strutture d’incentivo lo spingono a focalizzarsi sul prodotto che l’istituto desidera collocare. L’investitore, d’altra parte, dovrebbe fare un passo avanti e articolare meglio le proprie esigenze: da quanto tempo vuole investire, quale importo desidera versare inizialmente, se ha intenzione di effettuare versamenti periodici, se tollera variazioni negative di una certa entità. Una gestione consapevole di questi aspetti permette di identificare strumenti a basso costo adeguati alla propria situazione e di evitare di pagare per servizi che non apporteranno un valore aggiunto reale.

Come agire concretamente per ottenere un portafoglio efficiente

Diversificazione e asset allocation

Molte persone associano la diversificazione al possesso di numerosi titoli o fondi, ma la vera diversificazione non consiste nel semplice aumento del numero di posizioni. È importante distribuire gli investimenti tra asset class differenti e, possibilmente, su mercati geografici diversi. I fondi a basso costo consentono di realizzare una diversificazione efficace con poche operazioni, perché un singolo fondo indicizzato può rappresentare centinaia di società sparse in vari settori. Per completare il quadro, si possono aggiungere fondi che replicano indici obbligazionari o di altri settori. In questo modo, si costruisce un portafoglio bilanciato, in grado di reggere le fluttuazioni di un singolo mercato.

La logica dell’asset allocation si fonda sulla scelta di una proporzione tra azioni e obbligazioni, calibrata in funzione del livello di rischio che ci si sente di sostenere. Chi vuole massimizzare il potenziale di crescita a lungo termine potrebbe prediligere le azioni, mentre chi ha bisogno di stabilità opterà per una quota maggiore di obbligazioni. In ogni caso, i costi rimangono un aspetto cruciale. Scegliere fondi indicizzati a basso costo nelle varie asset class permette di ridurre l’erosione dei rendimenti, regalando all’investitore la possibilità di beneficiare dei guadagni derivanti da una diversificazione ben strutturata.

Monitoraggio periodico e adeguamenti

Una volta costruito il portafoglio, occorre mantenerne la struttura in linea con gli obiettivi prefissati. Se il piano di investimento prevede una certa allocazione tra azioni e obbligazioni, l’andamento dei mercati potrebbe sbilanciare queste percentuali nel corso del tempo. In queste situazioni, può essere opportuno ribilanciare la composizione, vendendo parzialmente la quota che è salita in valore e reinvestendo dove il peso si è ridotto. Questa operazione tende a far emergere la disciplina di un approccio metodico, poiché implica vendere un po’ quando un certo mercato è in rialzo e comprare un po’ quando un altro mercato è in ribasso.

Con i fondi a basso costo, il ribilanciamento risulta relativamente semplice, poiché si tratta di aggiungere o togliere quote di uno strumento che replica un indice. Non si deve valutare ogni singolo titolo in portafoglio. Inoltre, le spese di compravendita, se si utilizza un broker online competitivo, possono risultare contenute o talvolta nulle. Un monitoraggio periodico, da effettuare con cadenza trimestrale o semestrale, aiuta a mantenere il controllo sul portafoglio, evitando interventi impulsivi e dettati dall’emotività di breve termine. Tale monitoraggio può includere anche la verifica dei rendimenti netti, per accertarsi che il prodotto rispetti le aspettative in termini di costi e benefici.

Conclusioni finali sul valore dei fondi a basso costo

Un articolo che riporta le motivazioni per cui la banca non pubblicizza i fondi a basso costo potrebbe generare la percezione che il risparmio gestito tradizionale sia sempre e comunque ingannevole. Non è necessariamente così, ma è vero che le banche operano con logiche di profitto che non sempre collimano con gli interessi dei singoli investitori. Le strutture di incentivi, la ricerca di ricavi attraverso le commissioni e la mancanza di una spinta decisa all’educazione finanziaria rendono più probabile la proposta di prodotti con spese elevate, anziché l’offerta di soluzioni più convenienti. Tuttavia, conoscere il meccanismo dei costi di gestione e imparare a orientarsi nell’universo dei fondi permette di scegliere in modo più consapevole.

I fondi a basso costo offrono una strada semplice e trasparente per investire in mercati diversificati, senza dover pagare per la gestione attiva di un portafoglio che, spesso, non riesce a generare rendimenti superiori. Il vantaggio più grande si manifesta sulla lunga distanza, quando il risparmio delle commissioni si traduce in un montante più elevato, grazie anche all’interesse composto. Per realizzare appieno questa strategia, è importante mantenere una disciplina di investimento, evitare di farsi travolgere dalle oscillazioni di mercato e, soprattutto, rimanere informati.

Chiunque desideri prendere decisioni di investimento ben ponderate deve guardare oltre la semplice proposta iniziale della banca, comprendere i meccanismi di costo e valutare se un fondo indicizzato o una combinazione di fondi a gestione passiva possa risultare la soluzione più efficiente. Questo richiede un certo impegno sul fronte della ricerca e della formazione personale, ma è un passo essenziale verso una migliore tutela del proprio patrimonio. L’investitore attento, con una visione di lungo termine, saprà riconoscere che i costi e le commissioni, spesso sottovalutati o non espressi con la dovuta chiarezza, possono incidere in modo determinante sui guadagni futuri. Con una buona conoscenza e una pianificazione adeguata, risulta possibile creare un portafoglio a basso costo in grado di competere con qualsiasi soluzione proposta dalla banca, se non superarla, lasciando che il tempo e l’interesse composto lavorino a tuo favore.

About the Author: Luca Spinelli

Fondatore e direttore di consulente-finanziario.org, Luca Spinelli è un consulente finanziario indipendente. Specializzato in pianificazione finanziaria e gestione di portafoglio, è appassionato di educazione finanziaria e si dedica a fornire consigli trasparenti ma soprattutto indipendenti per aiutare i lettori a prendere decisioni informate. Con uno stile diretto ed accessibile, Luca rende semplici anche i temi più complessi, garantendo sempre la massima attenzione alle esigenze dei suoi clienti e lettori.

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3 Comments

  1. Mattia at - Reply

    Quindi le banche non dicono alla gente che ci sono fondi più economici solo perché vogliono guadagnare di più? 🤯

  2. Marco at - Reply

    E certo che la mia banca non mi parla dei fondi a basso costo. Che ci guadagnerebbe altrimenti?

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